Fratelli d'Italia, un inno incompreso? - Diego Minoia - musicista e scrittore

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Fratelli d'Italia, un inno incompreso?

Letture "aumentate"
L'Inno nazionale: perchè ha proprio quelle caratteristiche stilistiche?

A fasi alterne e a distanze variabili di tempo l'argomento Inno nazionale riemerge tra gli argomenti che fanno "trend" sui social e sui media.
In questa fase di ritrovata Unità Nazionale dovuta alla crisi sanitaria ed economica che ci stanno mettendo alla prova vedo riemergere sui social la bandiera e l'Inno nazionale.
Video con esecuzioni in varie formazioni, ma soprattutto esecuzioni strumentali o vocali realizzate "a distanza", ciascun esecutore da casa sua, grazie alle moderne tecnologie informatiche e montate in modo da inquadrare gli esecutori secondo varie angolazioni.

Mi sembra quindi opportuna una "lettura aumentata" sull'argomento, che aiuti a ricordare o a conoscere qualche informazione in più relativamente al nostro Inno ed a comprendere come mai abbia proprio quelle determinate caratteristiche stilistiche che alcuni in passato hanno criticato, ritenendole poco consone ad un Inno nazionale.

Cominciamo dal nome: Inno nazionale se indicato in modo generico, Inno di Mameli  legando il canto a Goffredo Mameli (1827-1849) autore delle parole, oppure ancora Fratelli d'Italia secondo la modalità più diffusa che fa riferimento alle prime parole del testo.
Quest'ultima è tra l'altro una modalità tipica del melodramma, nel quale appunto le arie prendono per titolo le prime parole del testo.
E questo, come vedremo, ci indica già per l'Inno italiano una vicinanza con il mondo dell'opera lirica ottocentesca
In realtà il titolo vero è Il Canto degli Italiani, come lo vollero chiamare nel 1847 Mameli e Michele Novaro, autore della musica e "uomo di teatro", figlio di teatrante, come viene descritto nell'articolo a firma Roberta Campanelli uscito sul numero di novembre 2002 della rivista Amadeus, che vi propongo qui sotto.

Leggetelo ... e poi, nella parte "aumentata" vedremo con l'aiuto di contributi audio e video di inserire meglio Il Canto degli Italiani nel contesto culturale, musicale e patriottico che lo vide nascere.





Lasciamo per una volta da parte il testo di Mameli e concentriamoci per una volta sull'aspetto musicale.
Insomma, diamo a Novaro ciò che è di Novaro.

Vi propongo l'Inno di Mameli-Novaro in una mia versione, potremmo chiamarla trascrizione, per Virtual Instruments (strumenti virtuali derivati dal campionamento di veri strumenti orchestrali, messi a disposizione dei compositori all'interno di software sempre più performanti con l'evoluzione delle tecniche di ripresa microfonica).

Se avete letto l'articolo ripreso da Amadeus sarete in grado di individuare le parti che lo caratterizzano.

Per capire meglio lo "spiritodell'epoca" a livello musicale e patriottico vi propongo l'ascolto del famoso Inno di guerra di Garibaldi, quello che inizia con le parole "All'armi! All'Armi! Si scopron le tombe, si levano i morti, i Martiri nostri son tutti risorti ...".

Questo Inno, con testo del poeta Luigi Mercantini e musiche di Alessio Olivieri, è del 1858.
Nasce quindi dieci anni dopo Il Canto degli Italiani, in una situazione culturale, musicale e sociale quindi molto simile, sebbene ormai vicina al raggiungimento degli obiettivi patriottici di unificazione dell'Italia.

La prima quartina dell'Inno garibaldino, introdotta da squilli di tromba, è chiaramente militaresca, con un ritmo cadenzato semplice e cadenzato adatto alla marcia.

Si scopron le tombe, si levano i morti;
I martiri nostri son tutti risorti:
Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,
La fiamma ed il nome — d’Italia sul cor.


Se l'Inno nazionale è stato spesso criticato per certe sue caratteristiche musicali, come un accompagnamento ritenuto banale (le stesse argomentazioni critiche rivolte a varie orchestrazioni contenute nelle opere liriche del primo Giuseppe Verdi, per altro) e una certa vicinanza, in alcuni punti, con lo stile operistico, che dire della seconda quartina che chiude la 1^ strofa dell'Inno di guerra di Garibaldi!
Nulla di più lontano dagli accenti militareschi.
Siamo in ambiente decisamente più affine al mondo espressivo operistico.

Veniamo! Veniamo! Su, o giovani schiere,
Su al vento per tutto le nostre bandiere,
Su tutti col ferro, su tutti col fuoco,
Su tutti col fuoco — d’Italia nel cor.



E' arrivato ora il momento di fare un esempio del mondo musicale che permeava quegli anni, nei quali l'opera lirica era divenuta uno spettacolo amato e conosciuto in ogni classe sociale, comprese le classi popolari che spesso conoscevano e cantavano a memoria le arie principali delle opere più famose dei compositori sulla cresta dell'onda: Giuseppe Verdi, Gaetano Donizetti, Vincenzo Bellini ...
Si potrebbero fare moltissimi esempi di Arie operistiche con caratteristiche che rimandano agli Inni di cui stiamo parlando ma ne ho scelto uno solo che mi pare appropriato.
Si tratta di "Suoni la tromba, e intrepido" dall'opera I Puritani del catanese Vincenzo Bellini, l'ultima da lui composta, nel 1835 (morirà nel settembre dello stesso anno) e rappresentata per la prima volta a Parigi con enorme successo.
Le tematiche del Romanticismo ci sono tutte: l'Amore disperato, la lotta per il Potere, l'Amor di Patria, scambi di persona che creano drammatiche conseguenze, la pazzia per delusione d'amore della protagonista ecc.
Suoni la tromba, e intrepido                      Amor di patria impavido                       Sia voce di terror:
Io pugnerò da forte;                                    Mieta i sanguigni allori,                         Patria, vittoria, onor.
Bello è affrontar la morte                          Poi terga i bei sudori
Gridando: libertà!                                        E i pianti la pietà.
      
E' evidente quanto il mondo musicale operistico e la sua espressività letteraria e musicale abbiano influenzato anche gli Inni che in quegli anni vennero creati dai patrioti italiani.           
      

Per concludere vorrei trattare una delle critiche spesso fatte al nostro Inno nazionale, vale a dire di essere poco marziale, non paragonabile ad altri Inni che sembrano avere caratteristiche più nobili ed enfatiche.

A dimostrazione del fatto che un Inno non deve necessariamente avere tali caratteristiche vi propongo un breve contributo audio/video.
Per chi fosse interessato ho anche aggiunto una semplice analisi formale evidenziando le diverse sezioni con le lettere A e B.

Lo avete riconosciuto?
I musicofili sapranno che si tratta del Tema che dà l'avvio al 2° movimento del famosissimo Kaiserquartett op. 76 n° 3(Quartetto dell'Imperatore) di Franz Joseph Haydn (1732/1809).

Per tutti gli altri invece, se non si saranno fatti trarre in inganno dalla formazione classica del Quartetto d'archi (due violini, una viola ed un violoncello) sarà stato agevole riconoscere l'Inno tedesco, o Canto dei Tedeschi secondo la corretta intitolazione.

Ebbene si, l'inno di un popolo ritenuto comunemente bellicoso (ne hanno dato triste testimonianza nel corso della Storia quando la prima strofa dell'Inno venne evidenziata dalla prosopopea nazista: Deutschland, Deutschland über alles, über alles in der Welt, "La Germania sopra a tutto, sopra a tutto nel mondo") ) è ripreso da un quartetto di musica classica, di un autore non tedesco (Haydn era austriaco) e lontano mille miglia dalle passioni politiche che si scatenarono nei secoli successivi alla sua morte.

Se proviamo a declamare il testo ne esce un ritmo regolare e pesante: TA TA, TA TA, TA TA TA TA, TA TA TA TA TA TA TA (le sillabe in grassetto sono quelle con accento forte).
Se invece cantiamo le parole sulla dolce melodia haydiniana ecco che tutto cambia, grazie alla diversa durata delle note nella melodia ed allla divisione in due frasi musicali da eseguire con un "legato" che ne unisce i suoni in modo estremamente dolce: laaara la la la la larala, la ra la ra la larala .
Potere della musica sulla parola!
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